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Persecuzione in
Italia
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di Roberto
Bracco
Capitolo 1:
Introduzione
1.
La chiesa
cattolica fomentatrice della persecuzione
2.
L'insorgere
delle condizioni opportune per la persecuzione
3.
I credenti si
organizzano
4.
La persecuzione
fonte di benedizione
1.
La chiesa
cattolica fomentatrice della persecuzione
LItalia è
stata sempre un paese di violenta e qualche volta
crudele intolleranza religiosa.
Attraverso i secoli migliaia e migliaia di
cristiani hanno versato il loro sangue generoso
per la testimonianza dellEvangelo e molte
volte delle intere colonie di credenti sono state
passate per le armi per tentare di soffocare con
la loro morte, la proclamazione della verità.
Quando parlo
dellItalia, non intendo riferirmi al
poderoso Impero Romano che, da Nerone in poi, ha
organizzato e condotte le sue sanguinose
persecuzioni contro i cristiani; ma voglio
parlare esclusivamente delle repressioni
esercitate soprattutto, per influenza del
cattolicesimo ufficiale, dallepoca dei
primi Valdesi ai giorni nostri. |
Questo nostro paese, così
sensibile ai problemi religiosi, non ha purtroppo, mai
goduto di quella libertà conquistata da altri popoli e
si è trascinato, attraverso i secoli, e si trascina,
anche nella nostra generazione sotto il peso delle catene
strette intorno alla sua vita dalla chiesa cattolica.
È
logico quindi che anche il nostro movimento trovasse
sin dal suo inizio, ospitalità ostile ed opposizione
organizzata. Anzi, posso aggiungere, ostilità più
accentuata di quella manifestata nei confronti di
altri movimenti, che apparivano di minore
pericolosità rispetto alla chiesa cattolica.
Nonostante questo
stato di cose, però, le nostre chiese non hanno
sofferto una vera persecuzione per molti anni e
questo soprattutto per due ragioni.
La prima ragione è costituita dal fatto che per
molti anni lopera ha vissuto in
fase di gestazione: le chiese erano
poche ed i membri di queste non erano numerosi.
Lattività del movimento non era perciò
eccessivamente visibile e notevolmente
preoccupante per gli avversari dellevangelo.
La seconda ragione è costituita dalla condizione
politica della nostra nazione anteriormente
allanno 1929.
Lo Stato italiano viveva, a quellepoca, in
aperto ed ufficiale conflitto con la chiesa
cattolica, in conseguenza degli
avvenimenti bellici del 1870 mai sanati e mai
superati.
Il governo, di conseguenza, era svincolato da
interferenze od influenze delle gerarchie
ecclesiastiche ed anzi non raramente era indotto
ad agire in uno spirito liberale apertamente in
contrasto con i desideri della chiesa cattolica.
2.
L'insorgere
delle condizioni opportune per la persecuzione
Queste due ragioni
però si esaurirono spontaneamente negli anni
immediatamente precedenti alla persecuzione.
Il
movimento, superato il periodo di gestazione,
conobbe il suo rapido e rigoglioso sviluppo
numerico e spirituale, e la situazione politica
subì una radicale trasformazione in conseguenza
della Conciliazione fra lo Stato e la chiesa e
del trattato lateranense, che della conciliazione
fu la filiazione naturale.
Il movimento non poteva più passare inosservato
ed in pari tempo il governo non poteva più
tollerarlo incondizionatamente, quando la nuova
situazione politica gli suggeriva di assecondare
il più largamente possibile i desideri e gli
scopi della chiesa cattolica.
Sin dal 1929 ci furono perciò
le avvisaglie della incipiente persecuzione e se questa
non ebbe inizio in quellanno, fu soltanto perché
la macchina burocratica governativa fu lenta a mettersi
in movimento.
Ci furono però casi isolati periferici
dintolleranza violenta che segnarono il principio
della battaglia.
Il conflitto, nel
senso rigoroso di questo termine, scoppiò nellanno
1935, perché fu al principio di
quellanno che lallora sottosegretario
al Ministero degli Interni (il
ministro era Mussolini stesso che amava detenere
cariche cumulative), dopo
aver dichiarato nullo il decreto di nomina a ministro
di culto al pastore della nostra comunità di Roma,
iniziò la sua energica azione repressiva.
Il nostro movimento non era stato mai
ufficialmente riconosciuto dal Governo, e di
tutti i ministri di culto in attività, soltanto
quello della chiesa di Roma aveva ottenuto un
decreto che gli riconosceva il diritto di
esercitare il proprio ministero spirituale e di
presiedere riunioni di culto pubbliche.
Egli però godeva il privilegio di concedere
deleghe ad altri ministri assumendosi la
responsabilità della loro attività.
Con il ritiro, quindi, dellunico decreto
concesso, il Ministero contestava
contemporaneamente il diritto al pastore della
comunità di Roma di esercitare il proprio
mandato spirituale e a tutti coloro che erano
stati da lui delegati, la facoltà di tenere e
presiedere riunioni di culto pubbliche.
Le
autorità periferiche di pubblica sicurezza
provvidero immediatamente a diffidare i proprietari
dei locali ove venivano tenute le riunioni, ed i
conduttori delle comunità a non tenere ulteriori
riunioni di culto.
Quasi
tutte le chiese furono chiuse e rimasero soltanto
aperte quelle poche che per alcune settimane ed
alcuni mesi sfuggirono allosservazione
delle autorità di pubblica sicurezza.
3.
I credenti
si organizzano
Ma se i locali,
adibiti ufficialmente al culto pubblico, furono
sollecitamente chiusi, le attività dei fedeli non
cessarono.
Immediatamente, e con quella prontezza che
rappresenta una delle meravigliose risorse dello
Spirito, le comunità si organizzarono per
iniziare la loro nuova vita; la vita in clima di
persecuzione.
Lorganizzazione
delle comunità non fu uniforme perché ognuna di
queste cercò ladattamento in rapporto alle
particolari circostanze dellambiente.
Nelle città, per esempio, fu facile da principio
tenere riunioni di culto private nelle case di
abitazione suddividendosi in diversi gruppi nelle
varie zone della città stessa.
Nel piccoli comuni invece, dove questa
organizzazione non poteva passare inosservata, si
cercò piuttosto di approfittare del favore delle
campagne lontane dallabitato, oppure
dellopportunità offerta dalle lunghe
nottate di paese; e cosi le riunioni o venivano
tenute in luoghi lontani e nascosti o venivano
tenute sommessamente nel colmo della notte.
Questo stato di cose non poteva
durare, perché gli stessi che avevano chiesto la
repressione del movimento, si fecero premura di informare
le autorità relativamente alla continuazione della
nostra attività.
Dal
Ministero degli Interni partirono allora varie
energiche circolari riservate, dirette ai
prefetti ed ai questori, con le più precise e
dettagliate istruzioni circa i provvedimenti da
adottarsi nei confronti del movimento e dei
fedeli, nelleventualità che si fosse
riscontrato lo svolgimento di qualsiasi attività.
Una
fra queste circolari, affrontava in maniera
particolare e risolutiva la questione aperta. Mi
riferisco alla ormai famosissima circolare
n. 600/159 del 9 aprile 1935
firmata da Buffarini-Guidi,
che ordinava lo scioglimento e la
repressione di tutte le comunità e di qualsiasi
attività del nostro movimento
giustificando il provvedimento con la necessità
di salvaguardare lintegrità fisica e
psichica della razza. |
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Il regime fascista, non
bisogna dimenticare, propugnava la diabolica
filosofia del superuomo e quindi quella
conseguente della discriminazione razziale.
La difesa dellintegrità della razza
rappresentava perciò un fenomeno politico
dimportanza vitale nella vita della nazione
e gli attentati allintegrità della razza
assumevano laspetto giuridico del delitto
politico. |
Il
movimento pentecostale venne perciò a trovarsi nel
campo delle attività politiche condannate dal regime
e, cosa peggiore, venne additato come un movimento
generatore di minorati fisici e psichici, cioè
generatore di ammalati e pazzi.
Non
è difficile comprendere da quale parte sia
partito lattacco, come non è difficile
individuare il motivo che ha ispirata questaccusa
piuttosto che un altra.
Ogni cosa è stata
organizzata con crudeltà e con astuzia malefica.
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Anche
lopinione pubblica fu abilmente manovrata a
beneficio della persecuzione.
Una prolungata campagna giornalistica svolta
dalla stampa totalmente asservita al governo,
provvide a coprire di obbrobrio e di ridicolo
tutte le nostre comunità: le menzogne più
spudorate, le insinuazioni più audaci furono
diabolicamente sfruttate per raggiungere questo
scopo. Questo immenso campo di battaglia in
perfetto assetto di guerra non poteva rimanere
inerte; i colpi partirono ben presto e coprirono
il fronte di fragore assordante: venne la
persecuzione.
Arresti
dopo arresti; esilio, prigione, processi, rimpatri,
minacce, percosse...
Ormai questi colpi non potevano più
essere individuati in ordine distinto, perché un fragore
solo formato di cento, mille colpi coinvolse il movimento
in una lotta di dimensioni generali.
4.
La
persecuzione fonte di benedizione
Trascorsero così
lentamente gli otto anni di lagrime e di sangue, che
furono però anche anni di benedizioni e di potenza.
In questi anni i figliuoli di Dio conobbero le
esperienze più vive del cristianesimo.
Non
soltanto le esperienze dolorose, e pur necessarie,
della prigionia, della separazione, della
distretta, del pericolo costante ed assillante,
ma anche quelle luminose e liete delle
liberazioni, delle benedizioni ineffabili, del
miracolo.
Questi otto anni
possono essere ricostruiti giorno per giorno, perché
anche oggi, che ci appaiono in distanza, ci appaiono
nei particolari più vivi.
Come dimenticare i lenti e furtivi esodi verso le
campagne lontane per raccogliersi assieme, col
favore della notte, lontani dagli occhi
indiscreti?
E come dimenticare le riunioni di culto solenni e
trepidanti, tenute nel cuore delle caverne o
delle grotte?
Come dimenticare le ripetute partenze, piene di
commozione e di pianto che esiliavano i fratelli,
lontani dalle comunità?
Come dimenticare i molteplici processi che ci
accomunavano sui banchi degli imputati, ai ladri,
alle prostitute, ai mendicanti?
Come dimenticare le celle delle prigioni o delle
camere di sicurezza ove trascorremmo giorni di
sofferenza, ma anche di letizia cristiana?
Come dimenticare gli innumerevoli arresti pieni
di circostanze emozionanti e di episodi
drammatici?
No, queste cose sono
vive nel ricordo di tutti coloro che le hanno vissute;
esse non rappresentano, però, un ricordo opprimente
o spaventoso, anzi un dolce ricordo soffuso di lievi
sfumature nostalgiche che parla di lotte, ma anche di
vittorie; di dolori ma anche di benedizioni,
soprattutto che parla di una vita cristiana
intensamente vissuta; vissuta fino al sacrificio,
fino alla rinuncia, fino al dolore, con tutto lo
slancio di cuori realmente traboccanti
dellamore di Cristo.
Molti cristiani invocano oggi i
giorni della persecuzione, perché ricordano chiaramente
che il fuoco della lotta era anche il fuoco della
santificazione, il fuoco della fedeltà. È audace
affermare che la persecuzione rappresenti salute
spirituale, ma è altresì audace sostenere che essa
costituisca un danno alla chiesa cristiana ed è più
logico accettare il principio che tutto quello che Iddio
prepara nella vita del Suo popolo è per il suo bene e
per la sua prosperità.
Perciò oggi, che un
clima di parziale tolleranza (*) ha allontanato la lotta
quotidiana della persecuzione, noi non invochiamo una
nuova persecuzione, come non spasimiamo per una assoluta
libertà, ma invochiamo ed aspettiamo ladempimento
del piano che Iddio, lIddio di ogni sapienza, ha
preparato per noi.
(*) Il libro
è stato scritto 40 anni fa circa.
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